Il Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite e le altre Organizzazioni Internazionali a Ginevra, l’ambasciatore Vincenzo Grassi, è intervenuto il 5 marzo 2025 nell’ambito del dialogo interattivo con la Relatrice Speciale sulla libertà di fede nel quadro della 55ma sessione del Consiglio Diritti Umani. Grassi ha ribadito il sostegno dell’Italia per il mandato della Relatrice Speciale sulla libertà di religione o di credo, Nazila Ghanea, affermando che l’Italia condivide l’invito da lei rivolto a tutti gli Stati a “compiere maggiori sforzi per promuovere la libertà di religione o di credo, favorire il dialogo interreligioso e interculturale, proteggere le minoranze religiose e di credo e combattere i discorsi di odio, sempre nel rispetto di tutti i diritti umani”.
Quello su cui mi sono interrogato è se, oggi come oggi, nel mondo la libertà di scelta individuale possa indirizzarsi davvero verso una scelta di rispetto dei diritti umani, soprattutto nei confronti di se stessi: nonostante la libertà di pensiero sia una delle conquiste più fragili e preziose della storia umana, la realtà dimostra come, ancora oggi, l’individuo si trovi spesso incatenato da imposizioni dogmatiche che ne limitano la capacità di autodeterminazione. Religione, Stato, società, famiglia, ecc., sono tutti elementi che contribuiscono, direttamente o indirettamente, a influenzare le scelte intime e personali, spesso senza che l’individuo ne sia pienamente consapevole.
“In linea con le priorità consolidate della politica estera italiana, sosteniamo con convinzione la promozione e la tutela della libertà di religione o di credo e dei diritti delle persone appartenenti a minoranze etniche e religiose nelle nostre relazioni bilaterali e in tutte le sedi multilaterali pertinenti, anche attraverso la Revisione Periodica Universale”, ha incalzato Grassi, ricordando che l’Italia promuove queste priorità anche attraverso programmi di cooperazione allo sviluppo, tra cui il “Fondo per il sostegno diretto alle minoranze cristiane perseguitate in aree di crisi”.
Sembrerebbe, a prima vista, una tutela alla libertà di chi subisce oppressioni; ma quando si parla di libertà, si tende a immaginarla come una condizione garantita, in primis, dal diritto naturale, eppoi dal diritto internazionale e dalla democrazia… e che, spezzate le catene dell’oppressione esterna, porti l’individualità a ragionare secondo logiche collettive libere. Tuttavia, queste supposte libertà vengono spesso filtrate attraverso una serie di condizionamenti culturali e religiosi che ne svuotano il significato. Fin dalla nascita, la società assegna ruoli, impone paure, inculca regole morali che, più che educare, programmano l’individuo a conformarsi.
Il paradosso è che, anche se tecnicamente liberi di scegliere, molte persone finiscono per optare proprio per l’oppressione. Un’oppressione che diventa accettata, interiorizzata e, spesso, difesa. La religione, attraverso la famiglia e le istituzioni, instilla dogmi che diventano così radicati da sembrare verità assolute. Così, la libertà di imporsi dei limiti diventa la giustificazione per volerli imporre alle altre individualità, negando la vera essenza della libertà stessa.
Mettere in discussione l’educazione dogmatica prima ancora che tutelare le libertà religiose, è lo strumento base per interrompere il ciclo dell’imposizione e della sottomissione. Un’educazione laica, critica e antidogmatica è indispensabile per permettere a ogni individualità di sviluppare una coscienza libera da paure imposte e condizionamenti sociali.
L’educazione prescolastica riveste un ruolo cruciale in questo processo. È nei primi anni di vita che si formano le basi del pensiero critico e della capacità di discernere tra imposizione e scelta consapevole. Se invece l’infanzia viene modellata su dogmi religiosi, paure e sensi di colpa, anche l’adulto che ne emergerà difficilmente riuscirà a svincolarsi dal peso di questi condizionamenti. L’apparente libertà di scelta si riduce, quindi, a un percorso già tracciato, in cui l’autodeterminazione è solo un’illusione.
“Nel condannare con fermezza tutte le forme di intolleranza e discriminazione, e in particolare gli attacchi violenti contro le persone, basati sulla religione o sul credo, l’Italia continuerà a promuovere il dialogo e la cooperazione tra i diversi leader religiosi e comunità religiose, con l’obiettivo di favorire la comprensione reciproca, prevenire i conflitti e costruire società pacifiche, giuste e inclusive, in linea con l’Agenda 2030”, ha concluso in pompa magna il Rappresentante Permanente dell’Italia.
Ma, nonostante la retorica sulla libertà individuale, la politica mondiale, Italia in primis, evita accuratamente di mettere in discussione l’imprinting reazionario e religioso della famiglia, che diventano lo strumento demagogico più feroce dei leader religiosi. Soprattutto quando questi sono riconosciuti e venerati dai leader politici; la religione che, teoricamente, non dovrebbe essere di Stato, di fatto lo è: permea le leggi, influenza i costumi e determina le scelte sociali.
La laicità viene spesso attaccata, non tanto in nome della libertà di religione, ma come pretesto per riaffermare valori conservatori che ostacolano la crescita individuale e collettiva. L’educazione al pensiero critico viene vista come una minaccia, mentre concetti come “Dio, Patria e Famiglia” vengono riproposti come valori assoluti, funzionali a mantenere lo status quo.
Rivendicare la libertà di pensiero significa riconoscere e contrastare le strutture che, attraverso la religione e la tradizione, limitano la capacità di autodeterminazione. Questo non significa negare la possibilità di credere, ma impedire che il credo diventi uno strumento di controllo e oppressione. Una società veramente libera non è quella che difende il diritto di imporre dogmi, ma quella che garantisce a chiunque la possibilità di crescere senza condizionamenti, nel pieno rispetto della propria individualità. Solo attraverso un’educazione antidogmatica, fin dalla prima infanzia, ci si potrà disfare delle superstizioni, permettendo alle nuove generazioni di sviluppare una consapevolezza autentica, libera da paure e imposizioni.
La libertà non è accettare passivamente ciò che ci viene trasmesso, ma avere il coraggio di metterlo in discussione.
‘Gnazio